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Mutismo Selettivo

Perché F94.0

DSM-5 CODICE F94.0 MUTISMO SELETTIVO

F94.0 è la notazione diagnostica contenuta nella classificazione internazionale dei disturbi, relativa al mutismo selettivo, una condizione che coinvolge principalmente i bambini, quei bambini particolarmente ansiosi che faticano a esprimersi e a relazionarsi quando si trovano in ambienti esterni al contesto familiare, in cui non si sentono a loro agio. Un bambino con Mutismo Selettivo si comporta rimanendo in silenzio e in disparte nei luoghi di convivenza sociale, come la scuola, mentre a casa non sta mai zitto, è un gran chiacchierone, sereno e spontaneo.Il disturbo esordisce tipicamente in età prescolare (2-4 anni), dopo il normale sviluppo del linguaggio, e non è dovuto a deficit cognitivi o disfunzioni organiche: sono bambini intelligenti, il cui sviluppo del linguaggio, nell'articolazione, nella sintassi e nel vocabolario è generalmente nella norma.

Io mutisco, mamma. Io mutisco perché… non lo so, perché ho paura. Ho paura della maestra, di tutti quelli che mi fermano per strada, paura di chi non conosco. Io non posso parlare, non è che non voglio, e lo so che non mi capisci, come fai a capirmi? Tu non hai paura delle persone. Io alle volte non so neanche di cosa ho paura, so solo che non ci riesco, e allora sto zitta.

Daniela Conti.
Italia

“Osservavo tutti quei bambini rumorosi correre di qua e di là, alcuni ridevano, altri litigavano mentre io… io mi sentivo a disagio. Mi sentivo “piccolo” e restavo stretto, stretto tra i miei genitori. Nella mia testa giravano tanti pensieri: « certo, in questo grande palazzo ci sono tante cose da imparare, da scoprire… ma ci sono anche tante cose e persone che non conosco!!! », mi dicevo.

Valerie Marshall.
Francia

Anche il suo corpo si adatta al blocco della parola, diventa rigido, lo sguardo può essere basso. Non comunica con i compagni, evita le attività di gruppo e gli sport di squadra, resta isolato durante la ricreazione.
Praticamente un altro bambino , un bambino che noi genitori stentiamo a riconoscere quando ci viene descritto dalle maestre.

Adriana Cigni.
Italia

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Ci vuole tempo e pazienza

perché ogni bambino ha la sua storia

Quante sono le sensazioni che genera il silenzio? Nel leggendario aneddoto legato alla statua del Mosè di Michelangelo si narra che l’artista, una volta completata l’opera, così realistica e così vera, abbia provato frustrazione e rabbia di fronte al mutismo della statua, tanto da colpirla col martello ancora in pugno. Non possiamo sapere se fu il silenzio dell’opera a provocare quella reazione, ma di certo quando le parole che ci aspettiamo non arrivano, le emozioni che emergono sono davvero forti.
I genitori di un bambino con Mutismo Selettivo lo sanno bene: spesso si trovano a dover fronteggiare situazioni critiche, devono integrare, con notevole sforzo, l’osservazione degli atteggiamenti che emergono in contesti sociali, dove il loro bambino si trasforma nel “bambino che non parla”.
Ci vuole tempo, ci vuole pazienza. Perché il percorso non è breve, richiede cura, esige attenzione, richiama calma e comprensione per aiutare il bambino a risolvere il suo problema, imparando a rispettare i suoi tempi, che sono i tempi di “quel bambino”, diversi da quelli di ogni altro suo coetaneo.

Non chiedermi di parlare

Fammi raccontare con un disegno

Nel passato si tendeva a pensare che i bambini che non parlavano a scuola, ma che comunicavano verbalmente senza problemi a casa, lo facessero per scelta: venivano considerati bambini testardi e cocciuti, manipolatori, determinati a gestire le relazioni.
Purtroppo, ancora oggi molte persone continuano a pensare che questi bambini “scelgano” di non parlare: così, spesso, vengono descritti solo negativamente. È un atteggiamento che porta molti adulti, specialmente gli insegnanti, a sentirsi minacciati dal silenzio dei bambini con Mutismo Selettivo, innescando un clima e un comportamento poco disponibile.
Un modo più costruttivo per approcciarsi a questi bambini è invece quello di considerarli davvero incapaci di parlare in alcuni ambienti, cercando di capire il loro silenzio, ponendo l’accento sulla situazione più che sul bambino stesso.
Creare un ambiente confortevole che gli consenta di ridurre lo stato ansioso, che lo faccia sentire a proprio agio, significa stimolare la comunicazione non-verbale attraverso simboli, gesti, cartellini, ridimensionando quelle tensioni generate dalla paura di dover parlare.

C'è una bella notizia

Si può guarire

Si può guarire, certamente. Il Mutismo Selettivo è un fenomeno transitorio che molti adulti, oggi, non ricordano quasi più di avere vissuto da piccoli. Per questo più che un disturbo ci piace definirlo “una condizione”.
Ogni bambino diagnosticato con Mutismo Selettivo riuscirà prima o poi a parlare, crescerà imparando a relazionarsi col prossimo, diventerà un adulto capace di costruirsi la propria rete di contatti. E riuscirà anche a tenere conferenze davanti a un pubblico!
È quasi inconcepibile per un genitore che sta vivendo la situazione che il Mutismo Selettivo determina. Ma è importante che soprattutto nella famiglia il bambino riesca a trovare quelle risorse che gli consentono di affrontare il problema che lo affligge: un genitore che sorride e che incoraggia è la prima buona medicina.
Riuscirà a superare il Mutismo Selettivo grazie al valido supporto che troverà nella famiglia, negli insegnanti, nel terapeuta che lo accompagna. O in un suo compagno di scuola, o della sua squadra, se pratica uno sport: trovare sostegno e incoraggiamento è ciò che lo aiuterà ad alimentare la fiducia in se stesso, l’autostima, la capacità di credere che può farcela, con cui riuscirà a sconfiggere le sue paure, tornando a vivere una vita serena.